Il nevroticismo è un tratto di base della personalità che viene solitamente definito come tendenza alla depressione, insicurezza e altre emozioni negative. Le persone che manifestano un forte nevroticismo sono maggiormente inclini a sviluppare stress e ansia e si arrabbiano più facilmente rispetto alla media. Dalla sua introduzione negli anni `60, la definizione del termine nevroticismo ha subito diverse concettualizzazioni. In generale, si riferisce a una tendenza relativamente stabile a vedere il mondo e la propria vita in modo negativo e a rispondere con emozioni negative a esperienze minacciose, frustrazioni o perdite. Nonostante la difficoltà di concettualizzare il nevroticismo, sembra esserci un consenso sul fatto che la caratteristica principale sia la tendenza a provare emozioni negative. Queste emozioni negative includono irritabilità, paura, tristezza, ansia, preoccupazione, ostilità, alterazione della consapevolezza di sé e sentimenti di vulnerabilità e incontrollabilità. Le persone con un alto livello di nevroticismo tendono a provare emozioni negative in modo più intenso e frequente rispetto a quelle con un basso livello di nevroticismo. Possono essere più suscettibili allo stress, all`ansia e alla depressione. Inoltre, possono essere più reattivi emotivamente alle sfide e alle situazioni avverse della vita quotidiana. Il nevroticismo è influenzato da una combinazione di fattori genetici, biologici, ambientali e di esperienza di vita. Tra i fattori biologici, le differenze nell`attività del sistema limbico e dell`amigdala, aree del cervello legate alle emozioni, possono influenzare le tendenze nevrotiche. A loro volta, eventi traumatici, difficoltà familiari, bullismo, valori culturali o norme sociali, tra gli altri, possono contribuire allo sviluppo di modelli emotivi e cognitivi associati al nevroticismo. Le recenti concettualizzazioni dell’ansia, della depressione e dei disturbi “emotivi” correlati sottolineano le loro somiglianze piuttosto che le loro differenze. In risposta a ciò, negli ultimi anni i clinici si stanno avvicinando sempre più agli approcci terapeutici focalizzati sui processi psicologici di base comuni a questi disturbi, piuttosto che sui sintomi colti in superficie, a livello di diagnosi DSM. Questi trattamenti transdiagnostici possono rivelarsi più efficienti in termini di costi e possono anche rispondere al bisogno di avere trattamenti basati sulle evidenze nell’ambito della salute pubblica. Il Protocollo Unificato per il trattamento transdiagnostico dei disturbi emotivi (Barlow et al., 2018; UP), sviluppato dal professor David Barlow e dai suoi colleghi, è il trattamento transdiagnostico evidence-based più conosciuto ed utilizzato. L’UP (Unified Protocol) è un trattamento cognitivo-comportamentale che si focalizza sulle emozioni, ed è costituito da 5 moduli (o componenti fondamentali) che hanno come target le caratteristiche temperamentali, in particolare il nevroticismo, e la conseguente disregolazione emotiva, che si trova alla base dell’ansia, della depressione e dei disturbi correlati. Il trattamento permette di avere una Comprensione maggiore le emozioni, sviluppare una Consapevolezza mindful delle emozioni, sviluppare Flessibilità cognitiva, Contrastare i comportamenti emotivi, Riconoscere e affrontare le sensazioni fisiche, Esporsi alle emozioni. I risultati mostrano che dopo il trattamento le persone hanno una migliore qualità della vita, vivono con meno disagio le emozioni, provano minore ansia e umor depresso.